Il mercato del lavoro pubblico e privato dei restauratori, in Italia, è ancora nelle mani del buon senso. Stiamo infatti parlando di una figura professionale che non ha un albo e le cui caratteristiche formative, dal 2002, aspettano di essere pubblicate dalla Gazzetta ufficiale”. Questo il ‘je accuse’ di Carla Tomasi, presidente dell’Associazione restauratori d’Italia (Ari) che, unendosi all’allarme lanciato dalle scuole di alta formazione del settore, lamenta il ritardo della pubblicazione del testo. “Il danno che abbiamo subito in questi anni - spiega a LABITALIA Carla Tomasi - è legato ad una tempistica esageratamente lunga di formazione. Ora poi, in mancanza del regolamento attuativo, con il termine dei corsi le scuole non accettano più nuovi allievi. E in un contesto ancora confuso l’Associazione restauratori d’Italia è l’unica a garantire restauratori ‘doc’”. “Nonostante la legge dia precise indicazioni per riconoscere il restauratore - osserva Tomasi - non c’è nessuno che controlla le ‘competenze’ del professionista. E molto spesso i privati e le stesse soprintendenze nel commissionare i lavori si affidano ‘al buon cuore’”. E proprio sull’affidamento dei lavori l’Ari punta il dito contro il ministero per i Beni e le attività culturali per il restauro dei ‘tesori’ abruzzesi.
“All’indomani del terremoto - rimarca - 80 restauratori si sono messi a completa disposizione gratuita del ministero per procedere al recupero del materiale. Ci èstato risposto che le situazioni di emergenza vengono gestite da Legambiente, in base ad una precisa convenzione siglata 3 anni e mezzo fa con il ministero. Sicuramente tra il personale di Legambiente ci saranno dei bravi restauratori, ma chi lo certifica? In Italia siamo ancora in attesa di un elenco ufficiale della categoria, con il risultato che nel frattempo tutti possono fare tutto”.
E in attesa che venga ufficializzato l’iter formativo del restauratore a Torino c’è la Scuola di alta formazione e studio (Saf) che continua ad operare nell’ambito del Centro Conservazione e Restauro ‘La Venaria Reale’. “A differenza di altre scuole - riferisce a LABITALIA il direttore Lidia Laura Rissotto - la nostra scuola continua ad accettare iscrizioni, nonostante la tardiva pubblicazione della Gazzetta ufficiale. In particolare, nell’anno accademico 2006-2007 l’Università di Torino ha attivato, in convenzione con il Centro di Conservazione, il corso di laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali”. “L’ordinamento didattico del corso - continua - in attesa delle attuazioni legislative in riferimento alle classi di laurea, fa ricorso in via transitoria alla disciplina stabilita nell’ambito della classe di laurea 41 (laurea in Tecnologia per la Conservazione e il Restauro di Beni Culturali) e alla classe di laurea magistrale LM 11 (Conservazione e Restauro dei beni culturali)”.
“Il corso - precisa Rissotto - garantisce un’effettiva presenza dei laboratori di restauro e scientifici, garantendo un 50% della preparazione alla pratica e un 50% alla teoria. I nostri iscritti sono 20 e nell’ultimo anno abbiamo assistito solo a un leggero incremento delle immatricolazioni, nonostante l’annunciato sbarramento da parte degli altri istituti”.
E il ministero per i Beni e le Attività Culturali, in una nota, chiarisce che “dopo decenni di incertezza e mancanza di regole, nelle prossime settimane verrà finalmente completata l’attuazione regolamentare del Codice dei beni culturali - ferma da anni - e sarà così possibile avviare i nuovi corsi formativi e individuare i soggetti abilitati ad eseguire gli interventi di restauro”.
“Il superamento di queste difficoltà e l’introduzione di nuova disciplina impostata su standard di qualità moderni e rigorosi - continua la nota - sono dovuti al forte impegno di questo governo e di quello che ha approvato in origine il Codice. Si tratta di un evento epocale per il settore e per le sorti del nostro patrimonio culturale che avrebbe meritato ben altre considerazioni”. Il ministero fa inoltre presente che dalla Corte dei Conti si attende la registrazione, per procedere a breve alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. LABITALIA
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