Anche in farmacia arriva l’infermiere. E diventa più facile per i cittadini sottoporsi a prelievi di sangue o ritirare i referti di esami clinici. Lo prevede il disegno di legge sulla riforma delle farmacie, annunciato nei giorni scorsi dal viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, a cui si accompagnerà l’abolizione di una vecchia norma (risale al 1934) che vieta la coesistenza di due figure professionali all’interno della farmacia. I medici di famiglia hanno già dichiarato, tramite Giacomo Milillo (segretario della Federazione dei medici di medicina generale), che “la presenza degli infermieri nelle farmacie non rappresenta una priorità in questo momento”, chiedendo, invece, una “riforma dell’assistenza primaria, che valorizzi la figura dell’infermiere, essenziale negli ospedali, sul territorio nella cura ai malati cronici, ma anche negli studi dei medici, attraverso un percorso formativo importante”. Favorevole alla proposta del viceministro Fazio, invece, l’Ipasvi, la Federazione nazionale dei collegi degli infermieri. “Siamo d’accordo -spiega a LABITALIA Annalisa Silvestro, presidente dell’Ipasvi- all’introduzione della figura professionale dell’infermiere nelle farmacie, tema di cui abbiamo già diffusamente discusso anche con i rappresentanti dei farmacisti”. “Siamo d’accordo -aggiunge Silvestro- perchè pensiamo che in questo modo diamo risposte a esigenze reali dei cittadini, e rendiamo un servizio alla collettività. Abbiamo già -annuncia- un numero importante, circa 20.000, di infermieri liberi professionisti pronti a entrare nelle farmacie”. I numeri, parlando di infermieri, sono importanti, perchè è noto che le strutture ospedaliere soffrono di carenza di personale infermieristico. “E’ vero -conferma la presidente dell’Ipasvi- e sono tanti anni che andiamo dicendo che questo problema va risolto con interventi di sistema”. Quello che propone l’Ipasvi è “di rivedere l’organizzazione degli ospedali, migliorando l’utilizzo delle risorse professionali”. “Nelle aziende ospedaliere -dice ancora Silvestro- abbiamo ancora un’organizzazione vecchia e desueta. Migliorandola si possono liberare risorse”. Nessuna paura, poi, su una possibile ‘divisione’ tra infermieri che lavorano in ospedale e infermieri impiegati in farmacia. “L’infermiere -asserisce Silvestro- è un professionista unico, con competenze di base richieste sia in farmacia sia in una corsia d’ospedale. Poi può acquisire delle specializzazioni, ma la competenza di base è uguale per tutti”. Rimane il nodo per ora non sciolto, della possibilità di esercitare una libera professione, per chi, invece, abbia un incarico in un ente pubblico. “Per questo -conclude Silvestro- abbiamo chiesto al viceministro Fazio di attivare anche per gli infermieri del pubblico, la libera professione, così come già avviene per altre categorie professionali come i medici”. LABITALIA
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