La ripresa potrebbe esserci, ma ne restano incerti la forza e i tempi. Tradotto in cifre, il pil in caduta libera quest’anno del 5,2% dovrebbe far registrare una crescita nulla l’anno prossimo. Lo scenario potrebbe però scontare gli effetti negativi che la recessione sta lasciando. A partire dal mercato del lavoro, che è in preoccupante deterioramento. Così come i segnali che arrivano dal settore del credito non sono incoraggianti, con la redditività delle banche in calo ed un’ulteriore restrizione dell’offerta di credito alle imprese. E’, in sintesi, il quadro che emerge dal Bollettino economico della Banca d’Italia.
Gli economisti di via Nazionale mostrano cautela nell’analisi dei segnali “incoraggianti” che arrivano a livello internazionale, perchè “restano incerte la cadenza temporale e la forza della ripresa”. Soprattutto, osservano gli economisti di via Nazionale, “non è venuto meno il rischio che le ricadute della recessione sul mercato del lavoro possano ancora ripercuotersi in misura significativa sulla domanda finale”. In particolare per l’Italia, si osserva, “l’incertezza associata allo scenario delineato per il 2010, in particolare ai tempi e all’intensità della ripresa, è particolarmente elevata”. Il valore nullo prospettato per la crescita del pil nella media dell’anno, ritengono in via Nazionale, “è il punto centrale di un ventaglio ampio di possibilità: con una probabilità del 70 per cento la variazione si collocherebbe all’interno dell’intervallo ±1,5 per cento”.
Lo scenario centrale, infatti, “sconta il ripristino del normale funzionamento del mercato del credito, particolarmente rilevante per la capacità di investimento delle imprese”. Questo, considerato anche che “riflessi più negativi della crisi sul mercato del lavoro determinerebbero un’ulteriore decurtazione della capacità di spesa delle famiglie e accrescerebbero la componente precauzionale del risparmio”. D’altra parte, “i segnali di miglioramento della congiuntura internazionale, pur deboli e intermittenti, potrebbero preludere a un’accelerazione della dinamica degli scambi commerciali più favorevole di quella qui ipotizzata”.
Per quel che riguarda la dinamica dei prezzi, "i rischi di deflazione sembrano ridotti, anche se non assenti", con l’inflazione che "scenderebbe nella media dell’anno in corso allo 0,8 per cento, riflettendo principalmente la caduta dei prezzi delle materie prime della seconda meta’ del 2008; risalirebbe all’1,5 per cento nel 2010”. La recessione rischia quindi di lasciare le sue conseguenze più negative nel mercato del lavoro. sul fronte dell’industria, si è fermata nel primo semestre la caduta della produzione. La contrazione dell’attività, secondo gli economisti di via Nazionale, “si sarebbe arrestata nel corso del secondo trimestre: al rialzo in aprile (1,2 per cento su marzo) è seguita una stazionarietà in maggio che, secondo le nostre stime, sarebbe sostanzialmente proseguita in giugno”.
L’offerta di credito, invece, “rimane condizionata dalla entità del patrimonio delle banche; resta importante accrescere la trasparenza sulla qualità dei loro bilanci in modo da riattivare i canali privati di ricapitalizzazione”. LABITALIA
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