Assumere personale in tempo di crisi? Una scommessa su tempi ed effetti della congiuntura negativa che stiamo attraversando, che impone di focalizzarsi sugli aspetti positivi, senza però sottovalutare quelli negativi. Per cogliere le opportunità, evitando eventuali insidie. Ne è convinto ‘eFinancialCareers’, jobsite specializzato nel settore finanziario, che ha redatto un vero e proprio vademecum per assumere in tempo di crisi.
‘Più pesci nel mare dei talenti’ è la prima opportunità da cogliere nel settore. “C’è stato un gran numero di licenziamenti - si sottolinea - nei servizi finanziari, sia in Europa sia in America. Il più ovvio risvolto positivo è che c’è un numero maggiore di professionisti qualificati tra cui poter scegliere e maggiori occasioni di assumere i migliori talenti, che non sarebbero stati disponibili prima che la crisi colpisse”. Un incentivo, questo, ad agire velocemente: “La finestra propizia - si dice - è per il momento aperta, ma il bacino da cui attingere talenti si esaurirà rapidamente una volta che sarà cominciata la ripresa. Barclays e Deutsche Bank sono i maggiori operatori che hanno cercato attivamente di avvantaggiarsi di questa situazione, ma anche banche di minori dimensioni e altre istituzioni finanziarie stanno cercando di selezionare per rafforzare i loro team”.
Ma ecco affacciarsi la prima insidia (‘Troppi pesci di tutte le forme e dimensioni’). I datori di lavoro, infatti, possono trovarsi inondati di candidature e il processo di selezione di centinaia di candidati può essere estenuante. Alcune compagnie hanno investito in software per il profile-matching, altre in test psicometrici, ma tutto ciò si addice alla scelta di candidati junior. “Per le posizioni senior e di maggiore visibilità è raccomandabile un miglior utilizzo degli intermediari che possano valutare e allo stesso tempo fare recruiting - spiega Aidan Kennedy, partner presso la società di executive-search CTPartners - e nulla può sostituire il ricorso alla personale rete di conoscenze”. Ciò che è essenziale è avere strutture adatte a far fronte all’enorme numero di candidati.
Ma c’è anche una seconda insidia: il rischio di falsificazione dei curricula. “La crescita della disoccupazione - si avverte - può tentare un maggior numero di candidati deboli a infiorettare la verità, esagerare le proprie qualifiche e le proprie esperienze lavorative o direttamente falsificare il curriculum. Il rischio rende più imperativo che mai avere controlli stringenti e un più alto livello di scrutinio. Non è una pura coincidenza che il ricorso alla personale rete di conoscenze per individuare candidati attendibili si è intensificato dall’inizio della crisi”.
Se si guarda alle retribuzioni, la crisi ha riportato tutto il settore a livelli più realistici. “I candidati - si spiega - sono ora più propensi alla ragionevolezza nelle loro richieste e maggiormente flessibili rispetto alle loro aspettative. C’è la concreta possibilità di poter assumere personale che è stato licenziato dai grandi nomi del settore. A seguito della crisi c’è stato un ridimensionamento delle retribuzioni, specialmente nelle aree-prodotto che hanno visto ridursi fortemente le attività”.
Ma cercare di trovare candidati con il minimo di pretese rischia di trasmettere il segnale sbagliato e di esporre la propria società a un dannoso esodo di talenti non appena il mercato si riprenda. “Il prezzo dei migliori talenti è rimasto sostanzialmente invariato perché è vero che la crema si raccoglie al vertice - spiega Aidan Kennedy - e il nostro consiglio è di non impiegare personale di secondo ordine perché può risultare economicamente conveniente: se si vuole costruire una società di primo piano, non si deve procedere a riempire i posti solo sulla base della disponibilità”.
Un altro avvertimento: “Sarà sicuramente un mercato che avvantaggia i datori di lavoro, ma non crediate che i candidati siano così disperati da prendere qualsiasi lavoro. La scossa a seguito della crisi ha spinto le società ma anche i candidati a essere maggiormente cauti e attenti nelle loro decisioni. I datori di lavoro si impegnano sempre di più nel processo di selezione, ma parimenti anche i candidati riflettono maggiormente prima di impegnarsi con una società”.
“La gente da entrambe le parti è diventata più avversa a correre rischi e procede con maggior cautela nelle valutazioni”, spiega Colin Cowie, direttore delle risorse umane, per l’Asset Management al di fuori degli Usa, di Bank of New York Mellon. “Di recente, dopo una rigorosa valutazione, abbiamo fatto alcune assunzioni molto ben riuscite - afferma - ma ci siamo resi conto che abbiamo dovuto passare molto più tempo a spiegare i punti di forza della nostra organizzazione ai candidati che ricevevamo ai colloqui: questi volevano sapere molto di più sulla compagnia, sulle nostre strategie e riguardo le loro prospettive di carriera. La gente è in generale nervosa ed è difficile attrarre talenti”.
Un altro suggerimento, invece, è quello di programmare per la ripresa ed evitare di danneggiare il proprio brand. Le organizzazioni che prendono decisioni di breve respiro non assumendo un anno, rischiano di rimanere spiazzate l’anno seguente poiché i migliori laureati di un anno accademico si indirizzano verso quei competitori che sono rimasti costantemente presenti sul campo.
“Società che investono nel personale e che continuano ad assumere non solo trasmettono un forte segnale di confidenza nel futuro - si assicura - ma mostrano anche che prevedono crescita. Una recessione può essere una buona occasione per espandere le proprie attività, come mostrano gli studi su come si sono comportate le imprese nelle passate recessioni. La scelta di assumere invece di licenziare solitamente è premiante in termini di crescita e percentuale di mercato, poiché significa avere le risorse a disposizione quando è necessario”.
Laurence Fink, presidente e Ceo di Blackrock, spiega infatti che “quando tutti giocano al rialzo è il momento sbagliato per espandersi: guardo a questo rallentamento dell’economia come un momento propizio per iniziare a costruire la nostra piattaforma per quando i mercati cominceranno la risalita”. A patto, però, che sia pianificata accuratamente la propria strategia. Assumere senza la giusta programmazione, infatti, è ugualmente sbagliato come licenziare indiscriminatamente quando la crisi colpisce di più.
E’ essenziale avere una strategia di breve, medio e lungo periodo e mantenere alti gli standard per le assunzioni. “E’ di critica importanza, prima di iniziare un processo di assunzioni, avere un piano strategico coordinato e trasmettere un messaggio coerente”, spiega Kennedy. “Se vi dovesse essere la percezione - aggiunge - che ci sono divergenze interne sul cambio di organizzazione, le persone saranno diffidenti e la società soffrirà un duraturo danno d’immagine”. Ma la capacità di ritenere i propri talenti può anche divenire un problema. Se il proprio brand è danneggiato e la sua reputazione è bassa, vi sarà inevitabilmente un esodo: il personale esistente percepirà una sensazione di precarietà e lasceranno la nave alla prima occasione. LABITALIA
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