Calano le assunzioni, ma le imprese italiane confidano nella ripresa. A rilevarlo i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro, presentati a Roma. Dall’indagine emerge un saldo occupazionale negativo, dovuto essenzialmente a una forte riduzione delle assunzioni (pari a 781mila unità, circa 300mila in meno rispetto al 2008), cui si dovrebbe associare un flusso in uscita (poco oltre 994mila unità), che invece risulta sostanzialmente in linea con quello previsto nel 2008. Il tasso di entrata si attesta, quindi, al 6,8% (era il 9,5% nel 2008), mentre il tasso di uscita si colloca all’8,7% (era l’8,5% lo scorso anno).
Infatti, le più recenti indagini del Centro Studi Unioncamere indicano che la fase peggiore del ciclo, con un impatto forte sul versante occupazionale, dovrebbe coincidere con i primi nove mesi del 2009. Tra gennaio e giugno, le imprese industriali e terziarie hanno dichiarato di aver complessivamente perso 114.400 dipendenti, pari al -1% rispetto al 31 dicembre 2008; per il terzo trimestre si attendono poi un’ulteriore flessione di 75.700 unità, che, se confermata, potrebbe portare la variazione occupazionale dei primi nove mesi dell’anno al -1,7% (pari, nel totale, a circa 190mila dipendenti in meno).
Questo significa che, nelle previsioni degli imprenditori, tra ottobre e dicembre la situazione economica internazionale potrebbe stabilizzarsi e le perdite occupazionali essere contenute in un ulteriore -0,2% (pari a circa altri 22.700 dipendenti in meno rispetto a quelli di fine 2008), al netto dei flussi relativi ai contratti a progetto e ai lavoratori in somministrazione e senza tener conto dei dipendenti che già si trovano o per i quali si prevede nel corso dell’anno il ricorso alla cassa integrazione guadagni. E le previsioni occupazionali degli imprenditori per il periodo giugno 2009-giugno 2010 confermavano la tendenza alla stabilizzazione della situazione economica, contenendo la flessione occupazionale a -0,9%.
Il contraccolpo occupazionale della crisi si fa sentire di più nell’industria manifatturiera, dove le imprese prevedono un saldo fra nuove assunzioni e uscite di personale pari a -102.420 unità (-2,6% rispetto agli occupati a fine 2008). A queste si aggiungono le oltre 30mila unità in meno dell’edilizia (-2,7% in termini relativi), per una perdita occupazionale complessiva nell’industria pari a quasi 133mila dipendenti (-2,6%). Una migliore tenuta mostrano invece i servizi privati, che perdono l’1,3% (pari a 80mila occupati in meno).
Le più consistenti riduzioni di personale dovrebbero riguardare alcune produzioni di punta del made in Italy come il ‘sistema moda’, l’arredamento, i beni per la casa e il tempo libero, nei quali la diminuzione dei livelli occupazionali è compresa tra il 2,7% e il 3,5%. In linea con la media dell’intero settore industriale dovrebbero invece collocarsi la lavorazione dei metalli e della meccanica. Più attenuata, ma sempre consistente (tra il -1,5% e il -2,2%), è la flessione nell’alimentare e nella filiera dell’energia o l’elettronica.
Tra le attività terziarie, il più marcato calo occupazionale è atteso dalle imprese dei trasporti (-2,5% circa) e da quelle della filiera turistica (-1,9% per alberghi, ristoranti e servizi turistici), seguite da quelle del commercio all’ingrosso, dell’istruzione privata, del credito e assicurazioni, degli altri servizi alle persone. Alcuni servizi dal profilo ‘knowledge intensive’ (servizi avanzati alle imprese, studi professionali e, in seconda battuta, informatica e telecomunicazioni) fanno invece registrare tassi di variazione ancora negativi ma sensibilmente più contenuti degli altri. La sanità risulta essere l’unico settore in cui, anche per il 2009, si attende una modesta crescita occupazionale (+0,3%).
La contrazione maggiore dell’occupazione è attesa al Centro (-2,1% per complessivi 48.570 lavoratori in meno). In questa ripartizione, i tassi di variazione scendono ai valori minimi nelle province adriatiche raggiungendo tutto l’Abruzzo e il basso Lazio e interessa alcune province toscane a più elevata presenza di aree distrettuali (Firenze, Pisa e Arezzo). Più modesta la flessione occupazionale del Nord-Ovest (-1,6%, pari a 63.240 unità in meno), seguito dal Nord-Est (-1,9% per 53.390 dipendenti in meno) e dal Sud e Isole (-1,9%, pari a 47.580 dipendenti in meno). Nel Mezzogiorno, segnali di tenuta provengono dal Molise, dalle province di Caserta, Avellino, Foggia, Vibo Valentia, Enna, Agrigento e in alcune grandi aree urbane (Bari, Catanzaro e Messina). Al Nord, spicca una maggiore tenuta all’interno di una fascia che parte da Milano e che, scendendo verso Sud, comprende le province di Lodi, Piacenza, Cremona, Parma e arriva ad abbracciare poi tutta la Liguria.
Il ridimensionamento dei programmi occupazionali delle aziende italiane non avviene in misura proporzionale per tutte le tipologie di lavoratori. La contrazione relativa al personale operaio e del personale non qualificato sarebbe pari a -2,4% (circa 160mila unità in meno) rispetto allo stock di occupati dipendenti a fine 2008, un dato significativamente più elevato rispetto a quanto atteso per i livelli dirigenziali (-1,6%) e impiegatizi (-1,1%).
A ridursi dovrebbero essere soprattutto le assunzioni a tempo determinato (quasi il 40% in meno dello scorso anno, con un decremento di 2 punti della relativa quota percentuale). In termini assoluti, le assunzioni a termine (escludendo quelle a carattere stagionale) previste per il 2009 sono pari a circa 212mila unità, 140mila in meno rispetto a dodici mesi fa. Alla contrazione dei contratti a tempo determinato prevista per il 2009 si associa una ripresa nella quota relativa delle assunzioni a tempo indeterminato e dei contratti di apprendistato (soprattutto nei servizi).
Il ricorso ai contratti a tempo indeterminato riguarderà circa 252mila unità, pari al 48,1% del totale delle assunzioni non stagionali, con una leggera prevalenza nell’industria (51,1%) rispetto ai servizi (46,5%). Questa tipologia contrattuale verrà offerta soprattutto alle professioni ‘high skill’ e, in particolare, nell’89,7% dei casi a ‘dirigenti’, nel 63,5% a ‘professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata specializzazione’ e nel 54,3% a ‘professioni tecniche’.
Le assunzioni a carattere stagionale (circa 258mila unità) si confermano, invece, in linea con le previsioni del 2008. Stabili, invece, le collaborazioni a progetto: esse dovrebbero attestarsi sugli stessi livelli previsti per il 2008 (poco meno di 186mila unità), con un utilizzo soprattutto in specifici settori del terziario (servizi avanzati alle imprese, informatica e telecomunicazioni, credito, istruzione e sanità). LABITALIA
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