Sarà la cultura del ’pezzo di carta’, sarà la scuola che orienta a senso unico verso l’università e le professioni intellettuali, ma sta di fatto che i giovani italiani non sono più interessati ai mestieri artigiani. Lo scorso anno - come ricorda anche il ’Corriere della sera’ - le aziende artigiane hanno infatti avuto difficoltà a reperire 23.470 professionisti su tutto il territorio nazionale. Dati che fanno riflettere, soprattutto a distanza di pochi giorni da quelli pubblicati dall’Istat che riguardano l’occupazione: nel 2009 l’Italia ha perso 380mila posti e il tasso di disoccupazione è salito al 7,8%.
A rimetterci non sono solo i giovani laureati che scalpitano per entrare in qualche azienda, con immensi sacrifici e dopo molto tempo dal conseguimento del titolo, ritrovandosi poi nella cosiddetta generazione ’mille euro’, costretti a lavorare nella precarietà con orari estenuanti per paghe misere. A scontare questo fenomeno, affermano gli esperti, sarà l’intero paese che ha da sempre fatto un vanto delle sue produzioni artigianli, esportando nel mondo il made in Italy.
"Lo ripetiamo da tempo - afferma Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato - che il nostro manifatturiero ha bisogno di un cambio generazionale per garantirsi un futuro ancora competitivo. Per questo abbiamo accolto con favore l’introduzione dell’apprendistato all’interno del percorso formativo per l’istruzione superiore. Proprio l’apprendistato è per noi una forma contrattuale che, facilitando la formazione in azienda, risulta di grande importanza in un mercato del lavoro come quello italiano che ha sempre difficoltà ad armonizzare domanda e offerta".
Ci sono ancora molte resistenze da parte dei più giovani nei confronti del mondo artigiano, forse rimasto ancorato nell’immaginario collettivo a vecchi retaggi culturali. "Probabilmente - spiega Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna - è anche colpa nostra che non abbiamo saputo comunicare quanto sia cambiato il nostro mondo: oggi la tecnologia e l’innovazione sono parte integrante della professione artigiana. Ecco perchè abbiamo bisogno di giovani che sappiano fare da ponte tra la tradizione e il progresso".
"Già all’inizio della crisi - afferma Diego Rossetti, dell’omonima azienda calzaturiera - erano tanti i consulenti a consigliare di industrializzare il più possibile il ciclo produttivo. Noi non l’abbiamo fatto perchè crediamo ancora molto alla forza della produzione artigianale. Per questo nella nostra azienda un modellista è una risorsa preziosa. I tecnici che trasformano un modello in un prototipo sono preziosi come l’oro. Sono figure anche ben retribuite e quelle che di sicuro non perdono mai il lavoro, anche durante una crisi come questa". LABITALIA
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