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Ispesl, al via Conferenza europea dell’Accademia della Psicologia del Lavoro
29/03/2010 NP-3978

Con l’obiettivo e la convinzione che c’è ancora molto da realizzare nella gestione dei rischi psicosociali, l’Ispesl dà il via alla nona Conferenza europea dell’Accademia della Psicologia del Lavoro. In collaborazione con l’Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro, l’Istituto organizza a Roma una tre giorni, da oggi fino al 31 marzo, rivolta alla promozione della salute, sicurezza e benessere dei lavoratori. U’occasione per presentare i risultati preliminari dell’European Survey of Enterprises (Esener) sui rischi emergenti e dare a livello politico dati nazionali comparabili per l’implementazione di nuovi riferimenti normativi. Partendo dallo studio dell’Esener, durante la conferenza, la situazione lavorativa italiana sarà messa a confronto con quella europea. Un primato positivo, in questo caso, sarà riconosciuto al nostro Paese. E a parlare saranno i numeri: mentre in Europa circa il 15% delle piccole e medie imprese non effettuerebbe né una valutazione del rischio né un più informale controllo sui luoghi di lavoro, in Italia il 100% delle aziende con più di 250 dipendenti eseguirebbe questa tipologia di controlli. "Già dal Piano Triennale del 2005-2007 - precisa il direttore generale Umberto Sacerdote - l’Ispesl ha investito consistenti finanziamenti in questo specifico settore attraverso linee di ricerche sulle tematiche oggetto della nostra Conferenza. Tale impegno sta proseguendo sia con il nuovo Piano triennale che con una fitta rete di collaborazioni attivate anche a livello internazionale: l’Istituto nell’ambito della ricerca europea sta consolidando i network già in essere e potenziando la rete con nuove partnership". "I problemi riguardanti lo stress oggi investono in maniera sempre più consistente il mondo del lavoro", sottolinea il Commissario straordinario dell’Ispesl Antonio Moccaldi. "In questi ultimi anni - osserva - si stanno approfondendo gli studi su tutte quelle situazioni di disagio psicologico che vedono nell’organizzazione del lavoro una delle cause più importanti". Agli addetti ai lavori, invece, l’Istituto fornirà gli strumenti per una corretta gestione e valutazione del rischio. "Il cambiamento del lavoro e la frammentazione dei processi - spiega Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di Medicina del Lavoro Ispesl - richiedono un approccio più ampio e complessivo con la partecipazione non solo di chi si occupa di ricerca, ma anche degli attori sociali coinvolti. In quest’ottica l’Ispesl promuove azioni integrate anche sul territorio attraverso il piano di attività con progetti e programmi di ricerca sia nazionali che europei". In particolare la prima giornata si aprirà con una sessione speciale sulla gestione dei rischi psicosociali negli ambienti lavorativi. "Per lo stress lavoro correlato - spiega Iavicoli - il nostro Istituto si impegna a fornire soluzioni operative, gestibili e realizzabili a livello aziendale. A ciò si aggiunge un’attività di trasferibilità attraverso prodotti mirati ai pubblici di riferimento e un’attività di rete con le parti sociali". La conferenza si terrà presso la Pontificia Università Urbaniana, con inizio alle ore 9.30. La tre giorni si aprirà con il benvenuto del ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Lo stress lavoro-correlato è tra le cause di malattia più comunemente riferite dai lavoratori (Fondazione Europea, 2007) e colpisce più di 40 milioni di persone nell’Unione Europea, ovvero circa il 22% dei lavoratori. Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. È stato stimato che il costo relativo allo stress lavoro-correlato è di 20 milioni di Euro annui, per perdita di lavoro e per costi sanitari, il 3-4% del GPN Europeo. In un recente studio del European Heart Journal è stato stimato che solo il trattamento sanitario del disturbo depressivo collegato allo stress incide direttamente sull’economia europea con un dispendio pari a 44 miliardi di EUR e indirettamente, in termini di calo di produttività, con una perdita pari a 77 miliardi di EUR (Cooper, 2009). I grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, a partire dell’introduzione di nuove tecnologie fino alla diffusione di nuove forme contrattuali flessibili, oltre a portare un profondo mutamento dell’organizzazione del lavoro, hanno introdotto anche nuovi rischi lavorativi. Le cause di insorgenza di stress sono da attribuire ad uno squilibrio cognitivamente percepito tra gli impegni che l’ambiente fisico e sociale impone di fronteggiare e la propria capacità (percepita) di affrontarli; quando si sperimenta una condizione di questo tipo nella realtà lavorativa si parla di stress- lavoro correlato. La ricerca nel settore ha mostrato che le cause dello stress lavoro-correlato sono molteplici, ma riconducibili principalmente alla tipologia di professione, all’organizzazione del lavoro ed al modo in cui sono gestite le risorse umane nel contesto lavorativo.
LABITALIA

smile99

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