Adesione dell’80% dei lavoratori, con blocco totale della produzione, questa mattina allo sciopero delle carrozzerie di Mirafiori che si sono fermate per due ore, per protestare contro l’accordo separato di Pomigliano e per esprimere solidarietà ai lavoratori campani. A dirlo è la Fiom Cgil, secondo cui oltre 1.000 persone sono sfilate in corteo dalla porta 2 alla porta 5 dello stabilimento, e due squadre della Fpt (Fiat Powertrain) hanno aderito spontaneamente all’agitazione.
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L’iniziativa segue quella di ieri alle Presse, dove al termine dell’assemblea i lavoratori sono usciti davanti ai cancelli. Intanto, continua la raccolta firme di adesione alla lettera aperta a Marchionne anche negli altri stabilimenti del gruppo: ieri hanno firmato i lavoratori della Bertone.
Soddisfatto dell’esito della mobilitazione il leader della Fiom, Maurizio Landini. "Mirafiori si ferma, a Melfi la Fiom torna ad essere il primo sindacato nelle elezioni delle Rsu - ha detto - e alla Sevel i lavoratori scioperano e firmano l’appello rivolto a Marchionne, appello che stanno firmando anche a Cassino. Quando le lavoratrici e i lavoratori della Fiat si possono liberamente esprimere, lo fanno per contrastare l’accordo separato di Pomigliano’’.
’’L’assemblea degli iscritti Fiom di Pomigliano e i comitati direttivi dei metalmeccanici Cgil di Napoli e della Campania - ha aggiunto il sindacalista - hanno condiviso all’unanimità il giudizio espresso dal comitato centrale della Fiom, quindi l’impossibilità di firmare il testo imposto dalla Fiat e l’illegittimità di un referendum che avviene sotto il ricatto dei licenziamenti e viola norme della Costituzione. Per far funzionare meglio le imprese, sono decisivi il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori e il confronto negoziale fondato sulla pari dignità delle parti. La decisione della Fiat - ha sottolineato - di cancellare i diritti fondamentali e di costruire rapporti fondati sul ricatto, anziché sul consenso, costruisce solo conflitto e malcontento’’.
"La Fiat - ha concluso Landini - ascolti la voce libera dei suoi dipendenti che, in questi giorni, si stanno esprimendo e vogliono lavoro e diritti; la Fiat rifletta sull’opportunità di imporre a Pomigliano un referendum sotto ricatto, il cui esito è già scritto". LABITALIA
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