La parità di trattamento significa identificare un criterio di flessibilità per uomini e per donne, entro il quale si possa scegliere in quale momento stare a casa in pensione; naturalmente sul presupposto che se si sta a casa prima si avrà una pensione più bassa, se si sta a casa dopo si avrà una pensione più alta". Così Morena Piccinini, presidente dell’Inca Cgil, commenta con LABITALIA l’invito della Comunità europea ad adeguarsi in merito all’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego."Infatti - osserva Morena Piccinini - in sede europea non viene eccepito il lato privato del nostro sistema pensionistico. Noi siamo assolutamente per la parità di trattamento e non consideriamo giusto che significhi automaticamente tutti in pensione a 65 anni, perché in questo caso non si realizza una parità di trattamento tra uomini e donne, dal momento che già oggi l’età reale di pensionamento delle donne è più alta di quella degli uomini".
"L’Unione europea si è pronunciata su un problema mal posto e di conseguenza la soluzione che identifica non è corretta. Il problema -precisa- è mal posto perché parte dall’idea che la pensione della dipendente pubblica sia la continuazione della retribuzione e da questo fa discendere un’assoluta totale parità, anche nel periodo fra i 60 e i 65 anni. Da qui esce un pronunciamento sbagliato perché l’Unione europea non dice che necessariamente ci debba essere un’eguale età pensionabile tra le donne e gli uomini".
"Vorremmo - auspica la presidente Inca Piccinini - che il nostro sistema tornasse a ripristinare il principio che eravamo riusciti a conquistare nel 1995 e che poi si è perso nel tempo". In relazione alla parità di trattamento, sostiene che "non tutte le sentenze della Corte europea vengono recepite con analoga sollecitudine da parte del nostro governo".
"Per esempio - osserva - c’è una recente sentenza che condanna l’Italia perché penalizza i lavoratori e le lavoratrici che accedono a un tipo di lavoro part time o ciclico, trattandoli diversamente rispetto a quelli che lavorano in un part time orizzontale e dice esplicitamente che bisogna trattare i lavoratori e le lavoratrici che fanno il part time tutti allo stesso modo".
"E l’Italia - precisa - non ha ancora recepito questa sentenza. Quindi vorremmo che il principio di parità venisse recepito fino in fondo anche recependo questa sentenza" LABITALIA
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