Si è chiuso con la conferma di "distanze incolmabili", di distanze "insuperabili", il vertice tra Fim, Fiom e Uilm sul nodo contratti Fiat. Nessun passo avanti, nessun riavvicinamento, infatti, è stato possibile tra le tute blu della Cisl e della Uil, da una parte, e quelle della Cgil dall’altra, nonostante le tre ore e più di confronto. E anche l’unico punto in comune, quello della difesa del contratto nazionale, messo a rischio dalla volontà del Lingotto di restare fuori dal perimetro di Confindustria e di Federmeccanica, è affondato nella diversità con cui i sindacati continuano a guardare all’accordo di Pomigliano e a quello che sarà a Mirafiori. E’ stato un incontro utile e cordiale ma le distanze sono incolmabili", sintetizza al termine il leader della Fim, Beppe Farina. "C’è in sostanza un’idea totalmente diversa su come si difende il contratto nazionale e sui contenuti contrattuali", aggiunge, elencando le differenze già emerse a Pomigliano e che si ripresentano per il sito torinese: flessibilità, esigibilità degli accordi, tutte cose che per la Fim "meritano una innovazione da cui far nascere nuova occupazione". Ed è su questa base che la Fim ribadisce come "non ci siano le condizioni per un accordo unitario" su Mirafiori.
Riprendere la trattativa interrotta nelle scorse settimane, dunque, e negoziare con Federmeccanica le deroghe ad hoc per l’auto: questo è il percorso che si propongono i metalmeccanici della Cisl, disponibili a "una fase transitoria fuori dal contratto nazionale per le newco di Mirafiori e Pomigliano". "Siamo fiduciosi che una volta chiuso il tavolo con Federmeccanica, Marchione possa rientrare. Avevamo già messo in conto una possibile uscita temporanea a patto che non siano previsti trattamenti peggiorativi rispetto agli altri stabilimenti", spiega ancora Farina.
Una posizione rigettata completamente dalla Fiom. "Non ci può essere nessun punto di incontro se si continua a chiedere l’estensione dell’accordo di Pomigliano a Mirafiori", spiega il leader delle tute blu della Cgil, Maurizio Landini, che conferma le dure critiche alle norme "peggiorative, da quelle sulla malattia e quelle sulle pause fino a quelle sullo sciopero", e ammonisce: "Pensare di discutere su deroghe che assorbano questo disegno è balcanizzare ilcontratto".
Per la Fiom, dunque, "è ora di aprire su Mirafiori una trattativa vera, quella che non c’è mai stata, non proporre la fotocopia dell’accordo di Pomigliano", prosegue Landini, che ha riproposto al tavolo con Fim e Uilm l’urgenza di rimettere mano alle regole sulla rappresentanza e sul referendum. Senza queste norme, infatti, "anche il contratto auto diventa una discussione finta" con una rappresentanza frantumata e un "proliferare di accordi separati".
E anche la Uilm conferma le "profonde divisioni" con cui si è chiuso il ’vertice’ con la Fiom: "Con le sue azioni ha peggiorato lo scenario della trattativa", e ha rigettato la richiesta Cgil di discutere di rappresentanza e democrazia, "non lo si fa in un momento di crisi", ma ha chiamato anche Fiat all’assunzione di precise responsabilità. "Senza una garanzia da parte di Fiat che le ’deroghe’ ad hoc per l’auto, messe a punto con Federmeccanica, restano all’interno del contratto nazionale dei metalmeccanici non ripartirà il tavolo di trattative su Mirafiori", annuncia il leader, Rocco Palombella.
E sarà proprio questo che le tute blu della Uilm si apprestano a chiedere "come pregiudiziale al proseguio del confronto" al tavolo che sarà convocato con ogni probabilità lunedì prossimo da Federmeccanica per l’avvio della commissione che vaglierà "le discipline specifiche" per il settore auto. "Chiederemo di sapere se Fiat ritiene questa commissione uno strumento fondamentale. Ciò sarà dirimente perché senza questa garanzia non ci siederemo al tavolo né delle deroghe né a quello di trattativa su Mirafiori", aggiunge ribadendo: "Per noi le norme specifiche devono restare all’interno del contratto nazionale". labitalia
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