Il taglio agli incentivi alle rinnovabili rischia di mettere in ginocchio un settore che conta oltre 100mila addetti e il futuro di centinaia di aziende. Nel corso di questi anni, infatti, le energie rinnovabili hanno offerto concrete opportunità di crescita industriale, creando un segmento di occupazione ’verde’ che nel tempo ha superato per dimensioni settori tradizionali come quello della ceramica e del legno. E’ quanto emerge da un dossier dell’Ires, ’Energia e lavoro sostenibile’, a cura del Forum ’Energie Rinnovabili e Sostenibili’ della Cgil nazionale, con il quale il sindacato di Corso d’Italia rilancia le ragioni dello sciopero generale in programma il prossimo 6 maggio. L’impatto del decreto approvato dal governo -si legge in una nota del sindacato- in attesa di ridefinire il meccaniscmo degli incentivi si prospetta infatti ’catastrofico’, nei confronti di un settore fatto di 85mila imprese e che, soprattutto, è l’unico in crescita, e non in recessione, nel Mezzogiorno".
Il campo delle rinnovabili ha registrato dal 2007 ad oggi un monte di investimenti pari a 3,5 miliardi di euro per una produzione pari a 6 mila megawatt. Per dare un’idea la Cgil fa un parallelo: "Per costruire un reattore nucleare che produce 1.600 megawatt è necessario un investimento che oscilla tra i 4 e i 5 miliardi di euro". Il lavoro dell’istituto di ricerca della Cgil entra nel dettaglio di come è ripartita l’occupazione ’verde’ sottolineando come i settori delle rinnovabili più importanti sono l’eolico, con circa 10 mila addetti; il solare fotovoltaico, con circa 5.700 unità; e il comparto delle biomasse con pressappoco 25mila occupati. Il resto dell’occupazione verde si distribuisce con il geotermico, il solare termico, il miniidrico e le altre forme minori di produzione di energia da Fonti energetiche rinnovabili (Fer) che impiegano, tra diretti e indiretti, circa 50 mila lavoratori. LABITALIA
|