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NUOVE PROFESSIONI

L’OPERATORE MULTICULTURALE

Può una società dirsi effettivamente democratica qualora non sia in grado di assicurare  a tutti i cittadini il riconoscimento dei diritti universali? La coesione sociale si costruisce partendo dalla sicurezza dei diritti di tutti, anche degli immigrati, non dalla difesa dei privilegi di pochi. Per prevenire i conflitti e assorbire il disagio può rivelarsi uno strumento prezioso nella strategia di integrazione sociale l'intervento dell'operatore della comunicazione interculturale, un professionista capace di mettere in contatto soggetti culturalmente diversi e di facilitare un interscambio paritario. Gli operatori della comunicazione culturale dovrebbe avere una serie di competenze trasversali ma anche delle competenze specifiche. Ci sembra di poter indicare alcune di queste competenze; competenze che sono spesso esperienziali ma che devono diventare professionali. Per esempio: per non ridurre il ruolo del mediatore a quello di interprete non basta essere un operatore proveniente dalla stessa area geo-linguistica dell’immigrato per essere in grado di gestire in termini di facilitazione i processi comunicativi. Non è detto che un marocchino per il fatto di essere un marocchino, sappia lavorare con altri marocchini. Per di più il mediatore di origine marocchina può trovarsi a lavorare con immigrati di altre provenienze geo-linguistiche e culturali.

L’importante è che l’operatore della comunicazione interculturale abbia rielaborato in termini professionali, la propria esperienza migratoria. Da questo punto di vista non è escluso che degli italiani abbiano questi prerequisiti. L’Operatore della comunicazione interculturale o mediatore culturale ha come compito di produrre relazione d’aiuto in un contesto multietnico e pluriculturale. Deve facilitare la comunicazione, favorire l’accoglienza e l’accesso degli immigrati al sistema dei servizi sul territorio. Produce azioni comunicative per favorire una integrazione sociale rispettosa delle diversità e del pluralismo culturale. Una volta acquisito le competenze trasversali necessarie il mediatore deve diventare un esperto della comunicazione interculturale in un settore di attività specifico: per esempio l’ambito giudiziario. Diventa importante arrivare alla definizione di un profilo professionale giuridicamente formalizzato. Nel caso contrario questa figura rischia di rimanere ambigua, debole e poco chiara, sia rispetto al proprio ruolo che al proprio ambito contrattuale.

Profilo professionale del mediatore culturale o operatore della comunicazione culturale

Competenze trasversali

Saperi

  • conoscenza sui paesi di provenienza degli immigrati;
  • conoscenza della varietà del fenomeno migratorio;
  • conoscenza del contesto socio-culturale italiano;
  • conoscenza del quadro normativo sull’immigrazione;
  • conoscenza del sistema dei servizi scolastici, socio-assistenziali, sanitari e per l’impiego del territorio.

Saper fare

  • le tecniche di comunicazione: metodologie e strumenti;
  • le strategie comunicative in ambito multiculturale e plurietnico;
  • saper leggere bisogni e domanda sociale;
  • saper gestire le varie fasi del contatto dell’immigrato con la struttura dei servizi: accoglienza, accesso, presa in carico;
  • saper gestire i conflitti e i processi negoziali nella comunicazione;
  • saper gestire l’informazioni: codifica, decodifica e ricodifica;
  • saper gestire i processi d’identificazione (proiezione negativa o positiva);
  • saper progettare, programmare e valutare il proprio intervento.

Saper essere

  • saper porsi in un ascolto comprensivo;
  • entrare in empatia con l’altro;
  • porsi in modo dialogico;
  • curiosità;
  • pazienza;
  • coerenza;
  • apertura;
  • autenticità.

Per saperne di più:

http://www.migranews.it/index.php

http://www.bdp.it/intercultura/multicultura/tokioga.htm

http://www.rete.toscana.it/sett/lefp/interventi/allegati/immigrati.pdf

 


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